Quasi tutti i nostri articoli prendono spunto da esperienze concrete vissute durante i rapporti di consulenza indipendente con i nostri clienti.
In questi anni abbiamo osservato come il risparmiatore abbia un rapporto davvero distorto con il rendimento dei propri investimenti e, un grosso contributo alla distorsione, lo porta il “consulente” bancario.
In più, nell’attuale contesto finanziario la distorsione si amplia a dismisura a causa dei rendimenti obbligazionari a minimi storici.
Il risparmiatore medio vede il rendimento come un numero assoluto, 2%, 3%, 5%… ed effettua scelte di investimento sulla base della possibilità di ottenere quel valore, costantemente, ogni anno. Inoltre, a volte ha la pretesa che gli venga garantito, non solo il rendimento, ma anche il capitale, possibilmente senza mai vedere segni meno…in poche parole una vera utopia nel contesto attuale di mercato.
Sostanzialmente, così facendo, il processo di investimento è ribaltato e totalmente errato. Il rendimento è il risultato ultimo, che deriva dalle scelte effettuate sulla base degli obiettivi, orizzonti temporali, profilo di rischio, capacità di sopportazione della volatilità, ecc…
L’investimento a rischio zero non esiste e forse non è mai esistito; e, oggigiorno, quelli valutati con rischio più basso offrono rendimenti negativi per l’investitore.
Durante gli incontri insieme ai nostri clienti nelle banche da loro utilizzate, ho assistito più volte a “consulenti” bancari che spingevano ad aumentare il grado di rischio dell’investimento al fine di poter ottenere rendimenti più elevati, anche difronte a risparmiatori con profili di rischio molto basso e con l’unico obiettivo di conservazione del capitale. Riflettendoci abbiamo dedotto che in banca sono troppo abituati a clienti che chiedono rendimenti e, per arrivarci, il “consulente” percorre la strada dell’innalzamento del livello di rischio. La strada corretta sarebbe idealmente spiegare al cliente che certi rendimenti non sono raggiungibili sostenendo rischi congrui al profilo del cliente; così facendo, però, il bancario corre il rischio che il cliente non sottoscriva i prodotti proposti perché non offrono il rendimento sperato, avendo, inoltre, speso tempo in educazione finanziaria non ripagata.
Il risparmiatore deve evolvere e lo può fare solamente aiutato da un consulente finanziario esperto e cosciente, che metta quindi il bene del cliente al primo posto; non deve essere per forza indipendente, ci sono consulente bancari bravissimi, ma sicuramente il consulente indipendente è nelle condizioni ottimali per farlo non avendo obiettivi di vendita di prodotti.
Il nostro studio spende tantissimo tempo nell’educazione finanziaria del cliente che viene reso edotto su tutto il processo di pianificazione finanziaria, in cui il rendimento è solo l’ultimo degli aspetti. Rendimento, però, che sarà il migliore ottenibile basandosi su: obiettivi, esigenze, orizzonti temporali, profilo di rischio e tutti gli aspetti da considerare riguardante il cliente.
Svincoliamoci dal concetto di rendimento come l’abbiamo sempre pensato, ma vediamolo come il risultato ultimo di un processo di pianificazione finanziaria che, se ben fatto, offrirà i frutti attesi.